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Se Paolo Giordano quest'anno ha spopolato con il suo romanzo d'esordio "La solitudine dei numeri primi", ora è la volta di Bruno Galluccio che con questo libro esordisce nella poesia, evidentemente con ambizioni di pubblico infinitamente minori ma con l'intento abbastanza simile di rinnovare il linguaggio letterario attraverso metafore e analogie-dei mondo matematico e scientifico in genere. La poesia di Galluccio è solidamente ancorata a temi esistenziali, a una visione del mondo dolorosamente perplessa, ma il suo serbatoio di immagini si arricchisce qua e là di spunti che una formazione solo umanistica non consentirebbe. Ne risulta dunque una poesia più articolata, dove ellissi, equazioni e frattali cercano di evocare un lato rovescio del pensiero, dove i conti però, a dispetto delle certezze matematiche, non tornano quasi mai.
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