Incertezza. Einstein, Heisenberg, Bohr e il principio di indeterminazione
Se la scienza è il tentativo di trarre ordine dalla confusione, si può dire che all'inizio del 1927 cambiò direzione imboccando una strada imprevista. Nel marzo di quell'anno, Werner Heisenberg, un fisico che a soli venticinque anni godeva già di fama internazionale, mise per iscritto un ragionamento scientifico che era in egual misura semplice, sottile e sorprendente. Neanche Iui stesso poteva sostenere di sapere esattamente che cosa avesse fatto. Si sforzò di trovare una parola adeguata per coglierne il senso. Il piú delle volte utilizzava un vocabolo tedesco che corrisponde a "inesattezza". In un paio di scritti, con un'intenzione lievemente diversa, provò a usare "indeterminatezza". Ma sotto l'irresistibile pressione di Niels Bohr, suo mentore e a volte suo negriero, Heisenberg aggiunse di malavoglia un poscritto che introdusse una nuova parola: incertezza. Fu cosí che la scoperta di Heisenberg acquisì l'indelebile etichetta di principio di incertezza.
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