Di questo mondo e degli altri
Che Saramago sia uno straordinario inventore di storie, lo mostrano appunto già le cronache, suo primo, pieno e regolare esercizio della prosa. E' quello delle cronache un universo tematico senza frontiere, dove in filigrana si scorgono nella loro figurazione embrionale personaggi, situazioni, immagini, colori, fantasie, linguaggio, inventiva, ironia, dei suoi romanzi a venire. E' lo stesso autore, del resto, ad affermare che "Esta la tudo", ovvero il cammino percorso nei romanzi che lo faranno scrittore internazionalmente famoso è tutto tracciato in quelle lontane microstorie. Saramago penetra nella realtà delle cose come se si immergesse in un fluido resistente, avvertendone le asperità e le dolcezze; ne insegue, lui che ha per "dovere e vocazione di negare l'insignificanza", un senso - il senso -, lottando contro le correnti dell'abitudine e del preconcetto, riservando alle cose, sempre, "un'attenzione morbosamente acuta". E' questo, in fondo, lo spirito che informa il caleidoscopico mondo delle cronache, un mondo dove i fili del presente si intrecciano con un passato mai perso, dove la rappresentazione simbolica trascorre nella concretezza cronachistica o nel pathos memoriale, e si scopre con emozione, commozione, stupore, godimento che "il mondo e quanto esso contiene non è poi quel poco che la gente crede". (Giulia Lanciani)
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