Legenda Aurea

Legenda Aurea

La tradizione ci ha consegnato questa "Legenda aurea" come una monumentale raccolta di storie di santi cui un candore di gusto antico serve a compensare una straordinaria rozzezza intellettuale, degna del Medioevo (come piace ancora immaginare) che l'ha prodotta. Ma le cose non stanno cosí. L'autore (1228 ca. - 1298) era persona di qualità intellettuali straordinarie, le cui responsabilità che oggi diremmo istituzionali danno chiare indicazioni: vescovo di Genova dal 1292, già priore dell'intera Provincia domenicana di Lombardia dal 1297, in momenti di violentissime tensioni religiose, sociali e politiche, ebbe incarichi di notevole responsabilità in Francia e in Ungheria, a contatto con alcune fra le persone di massimo spicco culturale e intellettuale del momento. Né va dimenticato che accanto alle opere di contenuto pienamente religioso, Iacopo seppe scrivere una notevolissima "Chronica civitatis Ianuensis", che intreccia con abilità storia politica e storia religiosa, nel contesto della storiografia comunale, in grande fioritura negli ultimi decenni del Duecento. Dalla sua "Legenda aurea" non ci si può dunque aspettare quel tono da "Fioretti" di san Francesco che tradizionalmente le si attribuisce: anzi tutto il suo sforzo sta nel ricondurre a un principio unificante le disparatissime tradizioni di vite di santi secondo un gusto sistematico che è proprio della cultura domenicana. Le vite non saranno raccolte a caso, o secondo la loro importanza locale, o secondo la loro tipologia formale o culturale, ma ricondotte al circolo dell'anno liturgico, per costruire un solo grande monumento di esempi di vita, che si dispongono con naturalezza secondo le partizioni dell'anno: il disegno sfugge alla lettura delle singole vite, e si ricompone nel grande quadro generale. Le 183 vite dei santi e di alcuni reprobi si propongono come modelli, non strettamente imitabili, ma portatori di valori. Anche qui è l'immagine d'insieme ad assumere pregio superiore a quello del singolo racconto. Vite di apostoli, che vivono nella Sacra Scrittura (storia sacra) e si incamminano nella storia del popolo cristiano; vite di martiri, che riportano all'età imperiale, e richiamano virtú e atteggiamenti del filosofo; vite di confessori che, senza giungere alla morte violenta, professano verità che l'età di Iacopo vuole richiamate e fissate (e perciò nessun ingenuo candore, ma deliberate scelte); vite di monaci, ambientate in zone ormai non piú cristiane, portatrici di valori di pensiero e di rinnovamento in tutta la storia della Chiesa; vite di prostitute, che mostrano l'infinita capacità di svolta e di volontà che sta negli atti umani, guidati da scelte coscienti e inconsce; vite di santi contemporanei o quasi, che testimoniano come i modelli non appartengano al solo passato. Non tutto si esaurisce nella lettura: la "Legenda aurea" costituí per molto tempo anche il normale repertorio narrativo cui fecero riferimento, oltre agli uomini di teatro, anche pittori, scultori, artigiani. Le raffigurazioni dei santi richiamano immediatamente, al di là dei normali attributi iconografici che prima interessarono è influenzarono la maggior parte della pittura europea fino al Settecento, contesti narrativi che li qualificano, con riferimenti chiari che sfuggono altrimenti all'osservazione superficiale. Questa nuova edizione rispecchia il testo critico pubblicato nel 1998, con l'aggiunta di San Siro e un diverso ordine rispetto alla precedente.
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