Nel mondo insensibile
Davey Baker ha un corpo bello e sano, una famiglia unita, le priorità di ogni adolescente privilegiato - la scuola, la ragazza da conquistare, l'indipendenza dai genitori. E ha un destino apparentemente certo: ereditare un giorno l'enorme fattoria di Edenfields, diventare il signore temuto e rispettato di un grande distretto nero, perpetuare la gloriosa tradizione che, a partire dai primi coloni europei, ha affidato a un pugno di agricoltori bianchi la conservazione del granaio d'Africa. Davey ha tutto questo, e poi d'improvviso non ha piú nulla. Una violenza cieca gliel'ha portato via in una sola notte, conseguenza ferale della politica di redistribuzione della terra in uno Zimbabwe ben riconoscibile benchè mai apertamente nominato. Spogliato degli averi e dell'identità, Davey si mette in viaggio su un territorio stremato e inospitale che credeva familiare, con il progetto di riappropriarsi della tenuta ora occupata da una donna vicina al potere, e insieme recuperare a sé e a chi l'ha preceduto l'integrità smarrita. Ma chi l'ha preceduto non lo appoggia davvero. Agli occhi della comunità cui appartiene, Davey incarna la minaccia incombente e il monito contro una colpevole passività, e perciò va allontanato. Perfino Marsha, tutrice dell'orfano dopo il massacro di Joe e Leigh e amica-sorella di quest'ultima, a lei stretta da un vincolo sacro e arcano; Marsha, che come Davey ha perduto in una sola notte i suoi molti doni - la capacità di infondere rigoglio alla vegetazione e sollievo ai corpi dolenti, un certo modo di vedere oltre le cose -; anche lei, in fin dei conti, l'ha tradito. E così suo marito Mike, proprietario della fattoria confinante con Edenfields e compagno d'infanzia di Joe, col quale aveva sopportato i colpi dello 'sjambok', tanto generosamente dispensati dai loro padri ai lavoranti come ai figli disobbedienti, e condiviso il carattere e la visione del mondo. Per tutti costoro è tempo di scendere dalla soffitta e guardarsi intorno, per iniziare un percorso di consapevolezza ed espiazione che potrà avere come unico premio la riconquistata capacità di provare dolore. In un romanzo che non si rifugia in una correttezza di comodo, dove bianchi e neri sono arroccati nel loro quotidiano estremismo e le vittime di oggi sono i carnefici di ieri, il solo candore rimasto è riservato alla natura e ai suoi animali: nella terra martoriata di Zimbabwe rappresentano forse l'unica causa non compromessa e ancora dotata di sensibilità.
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