La ballata di Iza
Durante gli anni del fascismo ungherese, Vince Szócs, un magistrato incorruttibile, viene messo in disparte dal regime perché durante un processo non segue le direttive del potere e assolve alcuni scioperanti. La sua caduta in disgrazia fa sí che la figlia non possa andare all'università. Solo dopo il '45, quando il padre viene riabilitato, Iza può tornare a studiare medicina; è cosí brava che dalla provincia si trasferisce in un ospedale di Budapest. Il torto subito dal padre l'ha tuttavia resa fredda, inavvicinabile, incapace di rapporti umani. Quando Vince muore, Iza decide di portare nella capitale la madre e le organizza tutta l'esistenza; in modo perfetto com'è nel suo stile, ma anche assolutamente algido. Incapace di opporsi alla volontà della figlia, Etelka, che è una donna molto semplice, cade in una sorta di disperato mutismo. Dopo alcuni mesi fa ritorno nella cittadina per assistere alla posa di una stele sulla tomba del marito.Scritto nei primi anni Sessanta, "La ballata di Iza" ha alcuni punti di contatto con "La porta", il romanzo piú noto di Magda Szabó: il complesso rapporto fra due donne, la generale incapacità umana di comprendersi e di comunicare, con la storia dell'Ungheria sullo sfondo. Si conferma cosí la straordinaria bravura della scrittrice, capace di narrare l'insopportabile solitudine di Etelka, il suo lento rinchiudersi e spegnersi, l'incapacità - o si dovrebbe forse dire la non volontà? - di Iza di immedesimarsi nella madre, con una scrittura lieve ma allo stesso tempo precisa e implacabile, alla quale è difficile sottrarsi.