Principessa di sangue
L'ultimo romanzo di Manchette, che doveva segnare, dopo dieci anni di ritiro volontario, il ritorno dello scrittore sulla scena letteraria, è all'altezza dei suoi libri migliori. La morte però non permise all'autore di sviluppare il finale, che resta chiaro al lettore ma solo abbozzato. Un'automobile avanza lenta tra le dune sabbiose di una spiaggia. A bordo, tre uomini dal fare circospetto e una bambina di sette anni, avvolta in un sacco a pelo, stordita da un'iniezione di morfina. Il gruppo raggiunge una casa isolata, si unisce al resto dei rapitori. Ma scoppia uno scontro a fuoco e i malviventi si uccidono tra loro. Uno solo si salva, si carica in spalla la bambina rimasta ferita e si allontana a piedi tra i bagliori di un'esplosione. È il 1950. 1956. Ivory Pearl, una fotoreporter d'assalto che ha seguito a rischio della vita i vari conflitti e guerriglie del dopoguerra, decide di prendersi una pausa da quell'esistenza di dolore e morte e si ritira a Cuba, nel cuore della Sierra Maestra. Immersa in una natura selvaggia e mozzafiato, si ritroverà suo malgrado al centro di un intrigo internazionale condotto dai Servizi segreti. Con lei, un uomo inquietante e una ragazzina rozza e misteriosa, di cui sarà costretta a incrociare il destino. Un romanzo in cui si mescolano piccola e grande Storia, personaggi straordinari e traffici di tutti i generi, e che traccia sapientemente il grande caos del secolo appena trascorso.
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