Mozart. Verso il Requiem. Frammenti di felicità e di morte
Più di quanto non capiti con altri autori, la musica di Mozart costringe l'interpretazione a misurarsi con interrogativi estetici. Non perché sia più 'bella' delle altre o perché viaggi più in alto nella perfezione; ma perché in essa resta in ombra una poetica capace di orientarci sulla strada della comprensione. Nel cercare un'immagine di quella poetica, Napolitano ripercorre l'immensa produzione mozartiana privilegiando le narrazioni estreme della felicità e della morte. Da un lato l'aspirazione alla felicità, tenace e sempre rinnovata (dal "Ratto dal serraglio" alle "Nozze di Figaro" fino al "Flauto magico"), vissuta in un momento della storia che ne esalta la centralità antropologica e filosofica. E' una felicità mossa dal desiderio, ma alimentata in un complesso di trasformazioni; entro un mondo morale insospettato che non pronuncia sentenze e conosce il perdono: l'espressione più alta di quella cosa strana e paradossale che è l'umanesimo mozartiano. All'altro capo la morte, in un confronto con il Sublime settecentesco e alle soglie del sacro - "Idomeneo", la "Messa" in do minore, "Don Giovanni". Ma soprattutto una morte sentita come commiato, come l'esilio di ogni possibilità d'incontro con la vita felice: il pensiero di ciò che si lascia, più che di cosa ci attende. In questo senso va inteso il lungo 'viaggio' del titolo, "Verso il Requiem". L'itinerario che porta all'estremo e incompiuto lavoro, imprigionato nel caso romantico della misteriosa commissione, rna ancora disposto a turbare il mito di una mozartiana discrezione. E qui osservato come il quadro parallelo al "Flauto magico": l'ultima favola illuminata della felicità, la riconsiderazione della morte. Le due riflessioni con cui Mozart prende congedo dal secolo.