Quello che ho amato
Affascinato da un ambiguo "Autoritratto" in una galleria di SoHo, lo storico dell'arte Leo Hertzberg lo acquista e ne rintraccia l'autore, William Wechsler, stringendo con lui il sodalizio di tutta una vita. New York, il mondo dell'arte e dell'accademia, la vita di due famiglie, gli anni tra il 1975 e il 2000: la storia raccontata da Leo segue l'evolversi della crescente amicizia tra i due uomini, le loro mogli e i loro due figli, nati a pochi giorni l'uno dall'altro. Un'intricata costellazione di affetti li porta a continui scambi di pensieri e idee che finiscono per cementare il loro legame, ma anche per logorare ed erodere il tessuto delle loro personalità quando una tragedia prima e un subdolo enigma poi colpiscono le loro esistenze. In parte romanzo famigliare, in parte thriller psicologico, "Quello che ho amato" esplora sentimenti d'amore, di perdita, di duplicità, combinando il commovente racconto di vicende e rapporti domestici - ciò che la sorte e il tempo ti donano per poi portarti via -, con la trama di un'insidiosa minaccia e il ritratto di un artista sullo sfondo di una società che tocca sempre nuovi abissi di depravazione. Nella strenua lotta per dar senso a quanto loro accade e nel tentativo di sbrogliare un misterioso omicidio, il romanzo denuncia l'incapacità di vedere - che va di pari passo con il progredire della cecità di Leo - e dunque di capire. E se, come dice Wechsler, il dubbio è la nostra unica certezza, la vita diventa un labirinto di specchi dove la fragilità della percezione riflette la difficoltà di tracciare il limite della propria identità.
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