Chicago, 1957
Chicago, fine degli anni Cinquanta. Tre uomini disperati. Due settimane. Un incontro truccato. Soldi, allibratori, giornalisti a caccia di guai. E il volto oscuro di una città. Uno dei libri piú potenti che siano mai stati scritti sul mondo della boxe. "Chicago: gli ebrei la possiedono, gli irlandesi la gestiscono, i negri ci vivono". Bobby Lipranski è un allenatore in disgrazia che ha un conto in sospeso con la mafia per un affare di droga andato male. Al Kelly è un bookmaker ormai fuori dal giro. Junior Hamilton è un pugile nero davanti al match della vita. Ci sono quattordici giorni prima della grande sfida, e truccare l'incontro è l'unico modo per salvarsi la pelle. Si aprono le scommesse, si alzano le quotazioni, ma le cose cominciano ad andare storte. Poco prima del grande match saltano fuori due cadaveri, e dal passato di Junior un segreto affiora in superficie, minacciando di buttare all'aria i piani di tutti. Tagliente, rigoroso e denso di storie di quegli anni, "Chicago, 1957" è un romanzo carico di tensione, nella tradizione di James Ellroy e Elmore Leonard. La scrittura di Steve Monroe pare sgorgare direttamente dai titoli dei giornali dell'epoca, e corre a perdifiato fino all'ultima pagina.
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