Borderline
Valentina ha diciassette anni e conosce tutti i modi per farsi del male. Li sperimenta con metodo dalla mattina alla sera. Ubriacarsi di Hennessy, Martini, J&B; impasticcarsi di Quaalude e Lexotan; stonarsi di coca o di freebase. Mangiare fino a scoppiare, poi ficcarsi due dita in gola: vomitare per dimagrire, per scomparire. Fuggire da un padre affettuoso e amare una madre indifferente e disperata, senza fiato e senza sogni. Prostituirsi, ogni tanto fingere d'innamorarsi. Dilapidare denaro. Ferirsi le mani. Per quindici anni Valentina sfonda un limite dopo l'altro, nel tentativo di riempire la voragine che la abita da sempre. Poi la voragine la ingoia: e questo è quanto. Lei può solo starsene sdraiata al buio a fumare. A pensare, ossessivamente, all'inferno. Le pare già di vederlo, l'inferno: un ascensore di pietra che non porta da nessuna parte. E allora è già questo, l'inferno. E forse va raccontato. All'impazzata, con rigore e senza pietà. Soprattutto senza pietà per se stessa. Perchè solo così il nudo racconto di una vita alla deriva può attraversare il buio.
Momentaneamente non ordinabile