Il seminatore
"Gli zingari sono sempre stati un problema. Ma siccome Lubo Reinhardt era uno zingaro, a lui interessavano poco i problemi degli altri": comincia cosà questo romanzo civile che racconta la tragica storia di un uomo vittima e artefice del proprio destino. Lubo, che è uno uno zingaro naturalizzato, sta prestando il servizio militare obbligatorio, quando riceve la notizia che gli sovvertirà la vita: i suoi due bambini sono stati presi dalla polizia e la moglie, che ha tentato invano di opporsi, è stata uccisa. Tutto ciò è avvenuto nel segno della legalità : nella Svizzera del 1939, anno d'inizio della storia, è da tempo attiva l'Opera "Bambini della strada", un'organizzazione 'umanitaria' che usa mezzi tutt'altro che umanitari per sradicare la piaga del nomadismo. Lubo, straziato da quella brutale prevaricazione ammantata di legalità , decide di vendicarsi. La vendetta che mette in atto è viscerale, istintiva, ma a suo modo rigorosa ed epica: prima si appropria di una nuova identità , poi diventa un Don Giovanni involontario e involontariamente politico. Il suo piano è inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere, per rispondere alla politica eugenetica con un gesto uguale e contrario, d'immensa portata simbolica: se la Svizzera gli ha tolto due figli con sangue zingaro, ne avrà in cambio duecento con sangue misto. La vicenda di Lubo s'incrocia con quella di una famiglia d'immigrati italiani a Lugano e ne sconvolge il futuro. Dal seme di quel primo sopruso germina dunque altra violenza: una violenza che dura nel tempo, con una tenacia oscura. E cosà - proprio nel tempo - prende forma una saga compressa di forza straordinaria, che fa riecheggiare l'idea di colpa e di destino tra le righe di una narrazione scarna, semplice e potentissima.
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