Il caso Arbogast
Hans Arbogast è un rappresentante di tavoli da biliardo. Nell'autunno del 1953 viene arrestato con l'accusa di avere ucciso una giovane autostoppista durante un occasionale incontro, e condannato all'ergastolo. Alla base della sentenza una discutibile perizia medico-legale, secondo la quale la donna sarebbe stata strangolata con una 'corda per bovini'. Ma il verdetto è in primo luogo espressione della morale rigida, repressiva e sessuofobica che domina la Germania appena uscita dal conflitto, un paese che non può né capire né tollerare un avvenimento vissuto dai protagonisti alla stregua di "un temporale, un ultimo residuo di guerra che improvvisamente si scaricava". Solo alla fine degli anni Sessanta, quando verranno messi in discussione molti paradigmi etici e culturali, Arbogast, segnato dai devastanti esiti della detenzione, riuscirà a ottenere la revisione del processo. Anche allora però la sua personalità conserverà tutta la propria suggestiva, conturbante indeterminatezza: "La morte gli sta appiccicata addosso, perché le è andato cosí vicino ", diranno di lui. Scritto a partire da una vicenda che per molti anni appassionò l'opinione pubblica tedesca, "Il caso Arbogast" è la storia di un breve ma intenso rapporto erotico-sentimentale, un inquietante percorso nelle zone segrete della sessualità, in cui però i confini dei corpi, della violenza, del bene e del male e in ultima analisi anche quelli dei generi letterari, appaiono cancellati.
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