Rime
L'arcivescovo Giovanni Della Casa (1503-1556), uno degli organizzatori, come nunzio di papa Paolo III a Venezia, del Concilio di Trento, e autore del primo Indice dei libri proibiti, in funzione antiereticale, fu anche letterato di altissimo livello, noto soprattutto per il "Galateo", ma anche per le "Rime", che presentiamo nel testo e col commento di Stefano Carrai. Pubblicate in gran parte postume dal suo segretario Erasmo Gemini nel 1558, le "Rime" sembrano attuare un disegno pseudoautobiografico di 'canzoniere', secondo lo schema petrarchesco del passaggio dal peccato al pentimento. Si tratta di 64 componimenti, cui Carrai ne fa seguire 15 conservati dalla tradizione manoscritta, e un sonetto 'sperimentale' inviato per gioco ad Annibal Caro. L'amore costituisce, com'è ovvio per quel tempo, il tema dominante, almeno nel senso di analisi dei meccanismi della passione da parte del poeta che ne è vittima. Ma molte composizioni sono encomiastiche, o fanno parte di scambi epistolari con altri rimatori. Se Della Casa può esser considerato il maggior poeta lirico del periodo fra Ariosto e Tasso (Dionisotti), se tra queste "Rime" ve ne sono alcune delle piú belle del nostro operosissimo Petrarchismo, è in primo luogo per la perfezione formale: i chiasmi, gl'iperbati, le parentetiche, e soprattutto gli 'enjambements', cooperano all'impeccabilità del tessuto verbale, sovrapponendo agli schemi prosodici un altro sottile ritmo, quello mentale. Si tratta di uno studio delle proporzioni particolarmente adeguato al rigore del sonetto; e infatti questa forma metrica domina le "Rime", riducendo lo spazio alle canzoni ed escludendo i capitoli. Tanto impegno per la perfezione si accerta anche attraverso la messa a punto dei testi, che Carrai illustra con le varianti della tradizione manoscritta; senza trascurare, naturalmente, la fitta rete intertestuale che collega il coltissimo Della Casa con la poesia precedente e contemporanea, latina e volgare. Confronti che mostrano perché in tante poesie, anche d'occasione, del Della Casa i risultati poetici sono cose eccellenti. (Cesare Segre)
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