Il naturale disordine delle cose

Il naturale disordine delle cose

Per Claudio Fratta, disegnare giardini significa progettare uno spazio in cui arginare la natura, tentare di dare un ordine alla vita ma anche curvare la propria esistenza secondo geometrie immaginarie. Per questo sentire al telefono la voce di Elisabetta Renal, una sera di marzo, sarà come veder partire un'incrinatura sopra un vetro: lei era ferma come Claudio nel buio di un parcheggio, la notte in cui è stato ucciso un uomo. Un uomo che entrambi desideravano morto, ma che nessuno dei due avrebbe avuto la determinazione di uccidere. Da sempre Claudio sente di dover chiudere i conti con chi ha rovinato suo padre, e scoprire che Elisabetta percorre una strada parallela alla sua significa sentirla immediatamente vicina. Inseguire il mistero di questa donna, lasciare che lei lo attragga e lo disorienti, amarla e forse perderla può anche essere un modo per ripartire; per spegnere il silenzio calato negli anni sulla morte di suo fratello, sulla durezza di sua madre, sulla solitudine di tutti. Dal sonno delle parole potrebbero forse uscire ora, dopo tanto tempo, suoni come 'paura', 'vendetta', 'ho bisogno di te'. La tensione che pervade questo romanzo nasce da una scrittura ipnotica, da un ritmo esatto, dalla descrizione del vuoto colmo di desiderio di chi sta sempre un passo a lato, non lontano dalla vita.
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