Scusate se ho quindici anni
La sua identità è anonima: Zoe Trope è un "nom de plum", così come lo sono i nomi degli altri personaggi che entrano in scena nel racconto. Non ci sono orrori in questo mondo: Zoe non è una vittima, i suoi genitori le vogliono bene, i suoi professori, di massima, la stimano. Ma tutto questo è visto sotto la lente di un'intelligenza acuminata come un rasoio, che va dritta al punto, non risparmia niente e nessuno, non conosce luoghi comuni e rifiuta le imposizioni e le leggi del 'coro'. 'Linux Shoe' suona il violoncello, ascolta Mozart ed è l'amico, il confidente. 'Scully' le ha rubato il cuore. 'Go' ora è sua nemica. 'Wonka Boy' è lagnoso, "è quindicenne dentro". 'Braid Bitch' "scopa allargando tutti i denti". 'Techno Boy' è in cerca di una ragazza "che non gli divori il cuore con un coltello da bistecca". 'Vegan Grrl' è un genio in tutto e "vuole salvare il pianeta". E ci sono poi tutte le altre amiche e amici. E i professori, e anche Paul Revere, il ragazzino eroe nazionale americano. E lei? Lei porta Birkenstock e Doctor Martens, ascolta Tori Amos Joni Mitchell Harvey Danger e si augura che i Weezer diventino famosi come i 'NSYNC. Si definisce "PoMosexual", omosessuale postmoderna, perché non sopporta la parola 'gay'. E sa che la sua vita è "tutta bugie e refusi", scandita com'è tra un discorso di Bush e i luoghi comuni in cui tutti vorrebbero imbrigliare quelli come lei. "Come ci definite? Teenagers? Vi piace semplicemente chiamarci cosí? Siamo comici? Grasso e tette infantili, cazzi che non servono a niente, rossetto sui denti. Per voi siamo come piccoli replicanti e vi mettiamo a disagio. Ridete perché siamo voi". Lei invece sa che tutto "è solo amore", compresa la sua rabbia. Lei, il giorno dell'11 settembre, vede la gente che scappa dalla polvere e dai calcinacci, e riabbassa gli occhi sul suo bottoncino verde che si è staccato dalla camicia. Poi piange. Il giorno dopo, però."Zoe Trope è stupefacente. È un'autrice in grado di esprimere moltissimi sentimenti in modo meravigliosamente autentico. La sua non è una delle solite storie divertenti che negli anni abbiamo imparato ad apprezzare. È qualcosa di molto piú interessante. È arte". Jonathan Safran Foer
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