Un mucchio di cadaveri
Eugène Tarpon era uno sbirro. Durante un'operazione di ordine pubblico ha ecceduto con la legittima difesa, ammazzando un dimostrante. Dopo, ha lasciato la gendarmeria e si è improvvisato investigatore privato. Ma c'è davvero bisogno di investigatori privati nella vita di tutti i giorni? Apparentemente no, perché Tarpon non ha uno straccio di cliente e si appresta a lasciare la professione, tornando al paese natio, dalla mamma. Di colpo però i clienti arrivano. Tutti quando i bagagli sono fatti e Tarpon aspetta solo la luce del sole per dire addio a Parigi. Uno, due, tre clienti, uno dopo l'altro, nel tempo di finire la bottiglia alla quale ha santificato la sua ultima notte da investigatore. Tarpon prima li ascolta poi li manda via. Dopo, la curiosità lo spinge fuori di casa, incontro al primo cadavere di un caso che ne riserverà molti. Alle prese con la figura piú classica del poliziesco americano, Manchette distilla l'irriverenza del suo approccio in un libro dal ritmo scatenato dove non mancano inseguimenti, sparatorie e personaggi indimenticabili, e dove i cadaveri si ammucchiano con sorprendente rapidità in un crescendo polifonico diretto con sapienza. Un romanzo che sorprenderà anche i fans piú sfegatati di Manchette, che pure alle sorprese sono abituati.
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