Eccetera
Quattro ragazzi si trovano per caso insieme su una vecchia auto scassata in giro per le discoteche della Lombardia. Alla guida è Toro Seduto, un gigante violento e pochissimo speculativo; al suo fianco la sua ragazza, Donna del Mare, bella e intellettualmente vivace, appassionata di immersioni subacquee; dietro: Filo di Voce, bruttina, svenevole e sentimentale, e Mario, il narratore e inventore dei soprannomi degli altri, spaccone a parole ma pavido, arrabbiato con tutti ma profondamente confuso. Nel loro girovagare alla ricerca di qualcosa che non sanno, incontrano molte persone e molte storie, molti segnali di vita e di morte. Si farà strada in loro la coscienza oscura dei propri limiti e quella, ancora piú oscura, dell'illimitatezza del mondo. E insieme a questo, un sinistro, macabro presagio di un'alterità definitiva e senza scampo, incombente, che i protagonisti cercano con qualche imbarazzo di ignorare. Forse piú che nei suoi romanzi precedenti, Tadini si muove a suo perfetto agio con l'alto e il basso, con il comico e il tragico, l'iperrealistico e il metafisico. Unico registro escluso, se non come parodia, il patetico, teorizzato come iattura dei nostri tempi. Per questa particolare concentrazione di stili lo scrittore ha messo a punto una lingua artificiale e bellissima, come le luci della discoteca Light Night, dove la storia si conclude fra le parole paradossali di uno strano predicatore. Parabola anche politica di un potere sulle masse dominato da personaggi luciferini piú furbi che folli.
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