Cinque storie ferraresi
Cinque storie. Quella di Lida Mantovani, ragazza madre che sposa un brav'uomo ma non riesce a dargli un figlio; quella del dottor Elia Corcos, solitario appassionato di scienza che mal sopporta la moglie; quella di Geo Josz, di ritorno dal lager; quella di Clelia Trotti, anziana militante socialista morta in carcere durante l'occupazione nazista."Bassani non è affetto da campanilismo, al contrario, con i suoi concittadini è spesso severo: parla di Ferrara perché lí ha passato gran parte della giovinezza, e perché la cittadinanza ferrarese può rappresentare bene la tipologia antropologica di una piccola città italiana negli anni del fascismo, sino al disastro finale. E se si vuole definire la tematica dello scrittore, si può rispondere senza esitazione che essa consiste nella rappresentazione, per campioni significativi, dei comportamenti degli italiani di fronte al regime. Qualcuno ha provato a definire Bassani un romanziere politico, ritraendosi subito perché Bassani non compie mai un'indagine sistematica, né pronuncia condanne. Grosso errore. Perché il suo 'stile indiretto libero', amplificando il mormorio delle opinioni correnti, ne svela le curiosità e la compassione, ma anche l'egoismo e la viltà, spesso l'opportunismo e persino il servilismo o la grettezza, la propensione ad autoassolversi, il rifiuto d'interrogare seriamente la coscienza. L'amarezza, l'ironia intrisa di sarcasmo (si parla di "gente, per il resto, quasi sempre per bene") dell'analisi di Bassani non ha bisogno di sottolineature: il coro è abbastanza scoperto nella sua amabile impudenza per indurci a definire Bassani un narratore morale." (Dalla postfazione di Cesare Segre)Il libro, qui riproposto nella prima edizione del 1956, fece vincere a Bassani il Premio Strega.
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