Diario. Gli anni di Mosca (1934-1945)
Georgi Dimitrov iniziò a scrivere il proprio "Diario" nel marzo 1933, subito dopo il suo arresto in Germania, dove era rappresentante del Comintern, con l'accusa di aver organizzato l'incendio del Reichstag. Da allora, per sedici anni egli continuò a scrivere il "Diario" fino alla morte avvenuta nel febbraio 1949, quando era il leader della Bulgaria comunista. Tra queste due date si colloca il cruciale periodo trascorso in URSS, dove egli si recò nel febbraio 1934 dopo essere stato prosciolto dalle accuse mossegli dal regime nazista. Dimitrov visse per oltre dieci anni a Mosca, dove ricoprì l'incarico di segretario generale del Comintern (dall'agosto 1935 al maggio 1943) e di responsabile della sezione di Politica estera del Partito comunista dell'URSS (dal dicembre 1943 al novembre 1945). E' questa la parte centrale e sostanziale del "Diario", che viene presentata al lettore italiano. Rinvenuto negli archivi bulgari dopo la caduta del regime comunista nel 1989, il "Diario" di Dimitrov costituisce un documento unico per la storia del comunismo nell'età staliniana. E' la sola fonte di tale natura in nostro possesso, scritta da uno dei massimi esponenti del gruppo dirigente comunista e sovietico degli anni Trenta e Quaranta del secolo trascorso. Trovano riflesso nel "Diario" principali avvenimenti internazionali dell'epoca: la stagione dei fronti popolari e dell'antifascismo, il Grande Terrore in Unione Sovietica, la Guerra civile in Spagna, la Guerra civile in Cina, la crisi cecoslovacca, le conseguenze del patto tra Hitler e Stalin, lo scoppio della guerra in Europa, l'invasione tedesca dell'URSS, la coalizione tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, gli esiti strategici e politici della seconda Guerra mondiale. Il "Diario" ci offre una visione 'dall'interno' della realtà del comunismo staliniano e del sistema di rapporti tra lo Stato staliniano e l'organizzazione del comunismo internazionale.