Mai devi domandarmi
"Il saggismo della Ginzburg continua a impressionarmi per la sua coerenza e sistematicità viscerale, per la sua incosciente infrazione dei codici, e degli strumenti, del pensiero maschile". (Cesare Garboli) La solitudine dell'infanzia e lo stupore della vecchiaia, i film visti e i libri letti, le esperienze di lavoro, la psicanalisi, la musica lirica (il titolo è tratto dal libretto del "Lohengrin"), le faccende domestiche, la politica, il credere o il non credere in Dio: i brevi saggi raccolti in questo volume risalgono alla fine degli anni Sessanta e stanno idealmente accanto alle "Piccole virtú". Somigliano alle pagine di quel diario che l'autrice dichiarava di non tenere. Di certo sono vicini, per affinità tematica e sapienza di racconto, a "Lessico famigliare" e, come altrove nell'opera di Natalia Ginzburg, sono inseparabili dalla vocazione del narrare di sé. Nella loro casualità, nel loro placido disordine quotidiano, affrontano questioni che appartengono a ciascuno di noi. "Mai devi domandarmi" diventa cosí un'esperienza familiare, un oggetto destinato a farci compagnia giorno dopo giorno. Con la cronologia della vita e delle opere, la bibliografia ragionata e l'antologia della critica.
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