Tragedie
Immerso nella storia del suo tempo, il teatro di Euripide prende senso attraverso alcune folgoranti e reticenti intuizioni di Tucidide di cui, a sua volta, illumina, con tutte le diffrazioni di cui è capace, il non detto. Alimentata dell'immaginario custodito nei vari rami della tradizione e del patrimonio di saperi accumulati dall'epica e dall'etnografia, fino a Erodoto, la drammaturgia di Euripide non esita a scegliere le versioni più peregrine, meno valorizzate nella cultura della città, e neppure a contraddire le versioni più accreditate delle antiche storie, rivelando strane, sconcertanti consonanze con i miti minori, con i racconti che Socrate, sapendo e volendo stupire, risuscita nei dialoghi platonici. Ma, in particolare, la sigla di Euripide si coglie nel confronto costante, duro, profondo del suo teatro con quello eschileo che lo ha preceduto, accompagnando gli inizi della città. E' il teatro della memoria teatrale quello di Euripide, consapevole della tradizione drammaturgica in cui si inscrive, della forza del teatro politico che continua a sopravvivere alla sua storia, che riempie ancora le scene dei suoi eroi, che ossessiona ancora il pubblico con il fantasma di Oreste, il matricida ingombrante della leggenda democratica. Con un saggio di Diego Lanza.
Momentaneamente non ordinabile