Archeologia del mito. Emozione e ragione fra primitivi e moderni
"Nel tempo dell'economia e della tecnologia le emozioni, coltivate sempre piú nel privato, paiono scomparse dalla scena pubblica. È di fronte alla morte che il regno del sacro e delle emozioni risuscita, per chi crede e per chi non crede in Dio, ma è proprio la morte che la modernità tende ad abolire. Eppure le relazioni fra gli uomini non soddisfano la brama di infinito che ci distingue. La psicanalisi (dopo Freud) non è riuscita generalmente a rivelare l'essenza della nostra piú profonda natura, perché troppo povera è stata la sua idea di ""inconscio"". Ma è piú importante conoscere le leggi della nostra mente inconscia che non fermarsi alla sua tendenza, fin troppo nota, a rimuovere. L'autore studia le albe delle civiltà - dalla prima Roma a Kitawa in Oceania -, gli eroi culturali, i re divini e i messia - da Pico, Fauno, Latino, Romolo, Monikiniki a Mosè, Buddha, Cristo e Sabbetay Sevi. Il libro si conclude affrontando alcuni miti contemporanei: nazismo, comunismo, fondamentalismo islamico. Sotto quale aspetto noi moderni siamo diversi dai primitivi e quanto il primitivo è una dimensione permanente? Con un contributo iconografico di Marco Pacciarelli e uno scambio di lettere con Giancarlo G. M. Scoditti."
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