N.Y. undici settembre. Diario di una guerra
Gli eroi del volo 93, che mettono ai voti la decisione di non arrendersi ai terroristi. Glenn Winuk che «è tornato dentro per dare una mano», ed è rimasto sepolto. L'uomo che si è buttato giù come un funambolo e "volava con il berretto calcato in testa", la ragazza che dice "da quel giorno camminiamo a testa bassa". Ma anche il maggíore Sonya Fínley, che spiega alla lavagna l'equazione "piú sicurezza, meno libertà", e gli strateghi del Pentagono finalmente a lezione dal generale Giap. Un bambino chiede "Perché proprio New York, papà?", e downtown Manhattan si mangia di nuovo, al ristorante, pasta al nero di seppia e ravioli alle erbe amare. Le due Torri non ci sono piú, la "prima guerra asimmetrica mondiale" è cominciata. Con l'umiltà del cronista e la conoscenza di chi ha gírato per anni New York con la Press card, la tessera che la Polizia di N. Y rilascia ai reporter, Gianní Riotta scrive un diario della nuova guerra, nei giorni in cui la Storia ha deciso per sempre di cambiare pagina, e che questo libro per sempre ci restituisce, con le parole e i volti dei loro protagonisti: gli uomini e le donne d'America. Quei servizi formano infatti ora, in una diversa e piú completa stesura, il cuore di un libro che è insieme cronaca, addio struggente alle due Torri, ma anche breviario che ci accompagna, per capire tutto ciò che è accaduto dopo. E riesce a coinvolgerci in un dilemma sui fondamenti della nostra comune identità culturale, a ricostruire un tessuto di domande che ci permette di intravedere una strada possibile, nei giorni aspri che ci aspettano.