La torre d'avorio
Berlino 1946. Militari americani stanno svolgendo le indagini preliminari sui nazisti da portare alla sbarra al processo di Norimberga. Nell'ufficio del maggiore Arnold, un indagato d'eccezione: il famoso direttore d'orchestra Willhelm Furtwangler. L'ufficiale è ignorante, rozzo e offensivo, senza alcun rispetto per quello che tutti, compresi i tedeschi antinazisti, considerano un genio della musica. Di fronte a lui, Furtwangler fatica a non perdere la sua compostezza e il suo ostentato senso di superiorità. Il gioco a due si complica con i personaggi minori, la segretaria tedesca di Arnold, i testi chiamati a deporre, con le loro tristi o ambigue storie personali. Furtwangler non prese mai la tessera del partito nazionalsocialista (come invece Karajan, che ne aveva addirittura due, una austriaca e una tedesca), però aveva rapporti stretti con i gerarchi. E' vero che fece espatriare alcuni musicisti ebrei, ma è anche vero che ci riuscì solo grazie alle sue amicizie e alla sua posizione nel regime. Insomma, quello che Harwood mette in scena è un rebus morale delicatissimo.
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