La composizione del sogno
Scritto con precisione svagata e rabdomantica, questo libro di Malerba ruota attorno a un paradosso: il sogno è quanto di più ambiguo e sfuggente ci sia: bizzarro, evanescente, insensato. Eppure da secoli un'accanita battaglia interpretativa si svolge nel suo campo, alla ricerca di una traccia da decifrare, di un significato recondito, di una via. Il luogo del massimo arbitrio è oggetto dunque della più massiccia ricerca di significati che attraversa non solo la storia umana ma anche la sua geografia (non c'è popolo che non abbia una 'sua' interpretazione dei sogni). Malerba non dà molto scampo a Sigmund Freud: riconosciutogli il giusto ruolo come padre di una disciplina che ha cambiato la nostra percezione dell'evento psichico si inchina brevemente e passa ad altro. Altro lo interessa. Autore di un precedente libro parallelo, "Diario di un sognatore" (Einaudi, 1981), Malerba analizza quei territori in cui il sogno si intreccia con la scrittura sacra ("L'Apocalisse è il sogno per eccellenza"), la letteratura ("Il poeta Saint-Pol-Roux prima di addormentarsi appendeva alla porta della sua camera da letto un cartello: "Lo scrittore sta lavorando""), la vita quotidiana, il cinema. E raccoglie durante il suo viaggio una ideale collezione di pietre preziose, magari scheggiate o mutilate, che messe assieme potrebbero formare la frase: "Il sogno come opera d'arte".
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