La Sicilia e l'unificazione italiana. Politica liberale e potere locale (1815-1866)
Dopo l'Unità d'Italia i borboni, i garibaldini e i liberali piemontesi si trovarono a dover fronteggiare in tutta la sua complessità il 'problema Sicilia'. Pur avendo caratteristiche diversissime e contrapposte, la monarchia borbonica, la dittatura garibaldina e lo Stato italiano perseguirono, in linea generale, nei confronti della Sicilia politiche di maggiore controllo centrale e di riforma agraria molto simili, fallendo allo stesso modo. La 'diversità siciliana' è un problema storiografico che va ancora chiarito. Al centro dell'indagine di Lucy Riall, che offre al lettore un punto di vista alternativo sulle 'peculiarità' del liberalismo italiano, vi è soprattutto l'incapacità dello Stato liberale, dopo il crollo della monarchia, di ricostruire un consenso politico in Sicilia sulla base di un governo rappresentativo. I liberali non appaiono poi così diversi dai loro predecessori: se riuscirono a trarre vantaggio dall'instabilità politica e sociale per assumere il controllo del Meridione, si rivelarono, una volta al potere, mal attrezzati per far fronte a quelle richieste che essi stessi avevano inizialmente incoraggiato, rafforzando di fatto le élite tradizionali e accentuando i conflitti delle comunità rurali.