Mildred Pierce
L'inferno, in fondo, è un posto dove si lotta per emergere. E per emergere "Mildred Pierce" usa le cose che ha: delle splendide gambe, e l'arte di cucinare benissimo, da buona donna di casa americana. Ora, divorziata da un marito ex benestante, e con due figlie, è solo una donna bianca tra le tante, negli Stati Uniti del 1931. Ma Mildred vuole farcela, e non guarda in faccia nessuno. Ferocemente attiva, da cameriera riesce ad aprire un ristorante, poi a costruire un piccolo impero. Purtroppo Mildred ha due difetti: una passione per gli uomini inconcludenti e spendaccioni, e una devozione irragionevole, un attacamento morboso per la figlia più bella, un piccolo demone opportunista su cui Mildred proietta le sue fantasie di riscatto. "Mildred Pierce", pubblicato nel 1941, è uno dei gioielli della narrativa di James M. Cain. Qui l'autore di celebri 'noir' come "Il postino suona sempre due volte" si trattiene dal mettere in scena in modo diretto delitto e violenza, che però risultano tanto più interni e necessari, quasi una condizione permanente di 'possibilità' in un meccanismo sociale così spietatamente descritto (e infatti, la celebre versione cinematografica del romanzo ha un finale diverso dal libro, più "esplicito"). E modernissima diventa la sua paradossale "critica del lavoro" come radice illusoria del sogno di ricchezza individuale, da raggiungere combattendo contro gli altri, ma soptatutto, alla fine, contro se stessi.
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