Diario ultimo
La condizione in cui Lalla Romano ha vissuto nei suoi anni piú tardi fa pensare alla condizione stessa della scrittura. Quasi cieca, provata nel corpo e nell'anima, la scrittrice annota su grandi fogli bianchi poche parole essenziali, traccia frammenti di pensieri, fissa memorie ed emozioni. "Scrivo da cieca. Che vuol dire?" E' questa la domanda che a un certo punto affiora nel testo, dopo essere rimasta a lungo sospesa fra le righe. Vien da rispondere, sulla scorta della testimonianza lucida e toccante che Lalla Romano ha voluto lasciarci, che non si può scrivere altrimenti che cosí. Che cosa significa infatti scrivere, se non strappare un senso possibile al nulla e al silenzio ? Sia pure per rituffare nel silenzio tutte le voci del mondo, tutti i suoni e i simboli, perché come dice Lalla Romano esso "contiene tutte le musiche e le parole". Queste pagine sanno essere impietose: dicono la sofferenza e la disperazione. Ma il loro stigma piú vero è la pietà: pietà per il vivente. E se non hanno la loro ragione che in se stesse, tuttavia è "per amore" che sono state scritte. (Sergio Givone)
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