Isman
La poesia di Franco Loi è un fare connaturato al respiro, allo stesso esserci. Emana, naturalmente e misteriosamente, dalla semplicità di un viversi in tutti i propri contrasti, dall'accettazione, mai passiva ma consapevole, di tutto il positivo e il negativo dentro e fuori di noi. Questi nuovi testi si calano nelle pieghe e nei movimenti di una umoralità densa e terrena, che trova forma negli scorci cittadini, nel variare stagionale di cieli, aria, colori e paesaggi, nel dialogo fra passato e presente, nelle figure che prendono rilievo sulla pagina. Isman è una di loro - come Steven, Madalèna, Erminia, o i carcerati che sono "una domanda che mai avrà risposta". Voce singola e riconoscibile, ma portatrice di una coralità dispersa, sbriciolata, spesso emarginata, quella del poeta si modula attraverso una scala di tonalità: dall'invettiva, sempre bilanciata da un sapido humour, ad aperture liriche e confidenziali. In un percorso che comprende considerazioni sulla scrittura e l'essere poeta, sul mutare della percezione di sé attraverso il tempo, sull'intuita presenza di Dio, silenzioso interlocutore.
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