Certi bambini
Una mattina in una città mai nominata ma perfettamente riconoscibile, un bambino di undici anni si alza, prepara la colazione alla nonna, si affaccia alla finestra. Per un po' guarda vivere i suoi vicini, oscillando fra indifferenza e rabbia. Poi prende la borsa degli allenamenti, si veste da piccolo calciatore ed esce di casa per compiere il suo primo omicidio, la testa piena di ordini e di istruzioni. Con questa scena di sangue e di ghiaccio si apre il libro: fin da subito un pugno al cervello. Perché il Sud, in questo romanzo, è un luogo comune fatto a pezzi e rimontato, impastato di una lingua ricca, affabulante, ipnotica, sintatticamente sghemba a furia di correre dietro alla vita. Il protagonista è un ragazzino napoletano come tanti, camorrista per caso. Rosario si guarda esistere, compie con la stessa indifferenza azioni criminose e piccoli gesti buoni. E' una banderuola, perché molto banalmente non ha morale. Affascinato da una personalità carismatica come quella di Santino, bravo ragazzo da oratorio, Rosario è capace di fare qualunque cosa: persino il bene. Ed è questo senso della casualità - del bene e del male - a rendere il libro inconsolabilmente tragico, lo specchio di un mondo spaventoso che è il nostro.
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