Un bicchiere di rabbia
"Un bicchiere di rabbia" è un breve e molto intenso monologo che svela con spietata chiarezza i recessi più oscuri di un'anima, la capacità autoanalitica di sondare l'abisso della propria collera, sospesa fra lucida follia e sconfinata esaltazione di sé. Un uomo, che si definisce 'fascista', trova in una borghese 'sessantottina' una partner fisicamente congeniale e una nemica ideologica. "Un bicchiere di rabbia" è del 1978. La sua pubblicazione è stata salutata dalla critica di mezzo mondo come una lieta sorpresa: stupiva la forza di quella scrittura e il perfetto dominio della lingua. E tutti attendevano il successivo romanzo dell'autore, Raduan Nassar. Che invece ha voltato inesorabilmente le spalle alla gloria letteraria e da allora se ne sta quieto ad allevare conigli e pollame nella sua fazenda in Brasile. Il libro però non è andato dimenticato e di recente un pregevole film (accolto con largo consenso dalle platee dei Festival di Berlino, Stoccolma e Toronto) ha contribuito a riportarlo alla ribalta.
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