Procedure finali. Politica nazista, lavoratori ebrei, assassini tedeschi
Il 1941 fu un anno cruciale nei processi decisionali che portarono il nazismo alla Soluzione Finale. Per affermarne appieno l'importanza, Christopher R. Browning - in un ciclo di sei lezioni tenute nel 1999 all'Università di Cambridge - ricostruisce il particolare contesto storico-politico connesso alla teoria e alla pratica della "pulizia etnica" che ne furono un importante preludio. Fra il settembre 1939 e il luglio 1941 infatti la politica antiebraica nazista si sviluppò fino a uno stadio di transizione di genocidio implicito, in stretto legame con i preparativi della guerra di distruzione contro l'Unione Sovietica.Le prime tre lezioni analizzano le decisioni e le scelte politiche dei dirigenti nazisti, anche se non trascurano le iniziative e le attività delle autorità locali che influirono sulle autorità centrali e interagirono con esse. La distruzione degli ebrei "attraverso il lavoro" costituisce uno spartiacque nella storia dell'umanità, il caso piú estremo di genocidio che mai sia avvenuto. Sono la totalità e l'ampiezza del disegno omicida, e i mezzi impiegati, ciò che distingue la Soluzione Finale dalle misure precedenti: la decimazione e le deportazioni della popolazione, e persino il sistematico e totale sterminio degli ebrei sovietici (da inquadrare innanzitutto nel contesto dell'aggressione all'Unione Sovietica). Non è, dunque, una domanda storica banale chiedersi - come fa Browning - quando e perché Hitler e il regime nazista oltrepassarono il punto di non ritorno e decisero di assassinare tutti gli ebrei d'Europa attraverso piú moderni ed efficaci metodi di cui il regime poteva disporre. Nel secondo gruppo di lezioni Browning analizza la questione del "lavoro ebraico" che, per un breve periodo, concesse una tregua alla distruzione di massa. Qui l'attenzione dello studioso americano si concentra sulle attività, le esperienze e i ricordi delle vittime e dei carnefici a livello locale isolando alcuni casi esemplari dell'interazione fra iniziativa locale e ordini dall'alto come quello dei campi di lavoro di Starachowice nel distretto di Radom, dove erano in attività acciaierie e fabbriche di munizioni; campi atipici sotto vari aspetti che Browning ha potuto studiare attraverso testimonianze di sopravvissuti. O ancora della città di Brest-Litovsk - al di là della linea di demarcazione che nel 1939 separava il territorio polacco occupato dai tedeschi da quello incorporato nell'Unione Sovietica, al crocevia fra popolazioni polacche, bielorusse e ucraine - nella quale era presente un gran numero di ebrei. Da ultimo, lo storico indaga - attraverso i registri di una stazione di Polizia dell'Alta Slesia orientale, le lettere di un riservista di polizia e gli atti di una inchiesta sul massacro di Marcinkance perpetrato da poliziotti di carriera e riservisti - gli atteggiamenti, le motivazioni e le forme di adattamento dimostrate dai tedeschi "comuni", arruolati nei battaglioni di Polizia, di fronte all'orrore dell'Olocausto, e che di fatto furono realizzazione locale e concreta delle politiche di sterminio.
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