American Psycho
Patrick Bateman è giovane, bello, ricco. Vive a Manhattan, lavora a Wall Street, e con i colleghi Timothy Price, David Van Patten e Craig McDermott frequenta i locali più alla moda, le palestre più esclusive e le toilette dove gira la miglior cocaina della città, discutendo di nuovi ristoranti, cameriere corpoduro ed eleganza maschile. Secondo Evelyn Richards, la sua giovane, bella e ricca fidanzata, Patrick Bateman è il "ragazzo della porta accanto". Ma la vita del protagonista di "American Psycho" è scandita da altre ossessioni. Riuscire a prenotare un tavolo al Dorsia, il carissimo ristorante frequentato dal suo idolo Donald Trump, ad esempio. Saperne di più sul misterioso portafoglio Fisher, gestito da quella volpe di Paul Owen. Restituire le videocassette prese a nolo, tra cui quella di "Omicidio a luci rosse", affittata trentasette volte di seguito. E non perdere neppure una puntata del "Patty Winters Show". Inoltre, quando le tenebre scendono su New York, Patrick Bateman, il ragazzo della porta accanto, si trasforma in un torturatore omicida, freddo, metodico, spietato. Al punto da incarnarne l'orrore. Con "American Psycho", romanzo insieme terribile e comico, Bret Easton Ellis ha scritto il libro che meglio di ogni altro racconta gli anni Ottanta. Un decennio che, ora lo sappiamo, non è stato semplicemente una parentesi, ma l'inizio di qualcosa. Così, questo viaggio senza ritorno nella follia e nella spersonalizzazione a base di immagini patinate e ultraviolenza non ci parla solo di un 'eroe' e del suo tempo, ma finisce per rappresentare noi stessi e i nostri giorni. E anche quelli che verranno.