L'incesto
"Per tre mesi sono stata omosessuale". Comincia così, come una sassata contro una finestra, "L'incesto". La voce che racconta è di Christine, scrittrice. La donna da lei amata, alla quale si sente condannata con la forza inesorabile di una malattia, è MCA, medico. Ma "L'incesto" non è una storia, non ha il tempo né la freddezza per dipanare vicende, per occuparsi di dettagli. Ha la stessa urgenza e intensità di una confessione, il linguaggio preciso ed emozionato di chi parla di sé. Ma non è un'autobiografia. Chi è Christine? Vive a Montpellier, scrive libri, ha una figlia, Léonore, e un ex marito, Claude, col quale ha conservato un legame affettuoso. Prima che MCA entrasse nella sua vita, non aveva mai amato una donna. L'omosessualità, dice Christine, è una specie di incesto, la ripetizione di una sudditanza passata. Nell'affanno vorticoso che segue la fine di questa passione, nel pianto, nel delirio delle parole che non servono a guarire, piano piano prende forma il vero fantasma. Da dietro il corpo di MCA che vuole la sua bocca, la sua lingua, le mani, secondo una cerimonia sessuale inedita per Christine, e alla quale esita a lasciarsi andare, si affaccia il ricordo di un uomo, il primo, il più amato ma anche il carnefice: il padre. La scrittura dell'Angot ha la stessa densità della materia che racconta, carnale, rovente, folle, ma nello stesso tempo oscura, psichica. La punteggiatura ossessiva, le frasi che ritornano come incubi dai quali non si riesce a liberarsi. Il ritmo martellante della narrazione ricalca l'urgenza di chi, confidandosi a un amico, voglia liberarsi di un episodio scabroso.
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