La sostituzione
Terzo tempo della sua vicenda poetica, il nuovo libro di Enrico Testa si apre con decisione a una pluralità di figure e di voci: viventi e scomparsi intrecciano, con diversi accenti, le loro parole in colloqui mancati o tardivi, testimoniando, insieme, una separazione irreversibile e una non meno profonda complicità nel legame. Alla perdita e all'abbandono e al loro timbro, che alterna malinconia e affetti, fanno da controcanto le immagini di un paesaggio che rimane netto e concreto anche nelle pause, laceranti e improvvise, della visione. E nel paesaggio tanti piccoli animali, come distratte figure in corsa: rane e talpe, serpi e topi, volpi e marmotte, mute presenze o annunciatori di eventi. Ma soprattutto umili intepreti anch'essi, come gli umani, dell'insistente opacità dell'esistere che qui sottovoce si narra.
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