Se il fiume fosse whisky
T. Coraghessan Boyle dichiara guerra alle due facce estreme e contrapposte della società americana contemporanea: la correttezza politica e il cinismo dilagante. Una comicità spietata, che confina spesso con il grottesco, trascina il lettore dentro le storie mirabolanti e tenere di questa raccolta: cosa non si fa per amore, per denaro o per gloria, potrebbe essere l'epigrafe di ciascuno dei racconti che la compongono. Boyle fida l'immaginazione più sfrenata del lettore, con i suoi personaggi pronti a tutto. Non mancano storie intrise di dolore, di una tristezza mite e consapevole che ricorda i più delicati racconti di Raymond Carver. L'esuberanza e l'umorismo della scrittura di Boyle non inganna il lettore: i temi dei suoi racconti sono quelli della grande letteratura americana fin dalle origini, e non è solo con un senso di appagamento e divertimento, ma anche di inquietudine e disagio, che si staccano gli oggi dalla pagina alla fine, ma solo alla fine, di questo libro.
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