Uomini comuni. Polizia tedesca e «soluzione finale» in Polonia
All'alba del 13 luglio 1942, gli uomini del Battaglione 101 della Riserva di Polizia tedesca entrarono nel villaggio polacco di Jozefow. Al tramonto, avevano rastrellato 1800 ebrei: ne selezionarono poche centinaia come "lavoratori" da deportare, gli altri, che fossero donne, vecchi o bambini, li uccisero. Ordinaria crudeltà, si direbbe; ma gli uomini del Battaglione 101 erano operai, impiegati, commercianti, artigiani arruolati da poco. Uomini comuni, reclutati per estrema necessità, che non erano nazisti né fascisti né fanatici antisemiti, e che ciò nonostante sterminarono 1500 vittime in un solo giorno. E il massacro di Jozefow non fu che il primo di una lunga serie: in poco più di un anno, il Battaglione 101 uccise altre 38000 persone e collaborò alla deportazione a Treblinka e allo sterminio di oltre 45000 ebrei.Alla fine della guerra, rimasero 210 testimonianze di membri del Battaglione 101: cosa pensavano, mentre partecipavano alla "soluzione finale"? Come giustificavano il prorpio comportamento? E soprattutto, per quale motivo furono così spietatamente efficienti nell'eseguire gli ordini? Per fede nell'autorità, per paura della punizione? La spiegazione data da Christopher Browning è molto più sorprendente e angosciante: un uomo comune può diventare uno spietato assassino per puro spirito di emulazione e desiderio di carriera. Ovvero: i sentimenti più banali e apparentemente innocui sono i motori della più estrema inumanità. Ieri e oggi.
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