Lamento di Portnoy
Travolto da desideri che ripugnano alla sua coscienza e da una coscienza che ripugna ai suoi desideri, Alex portnoy ripercorre con l'analista, in un monologo-fiume, la propria vita. A partire dalla famiglia ebraica: il padre, un assicuratore sempre vissuto in funzione della propria stitichezza e la madre, "che radar, quella donna! Mi controllava le addizioni in cerca di errori; i calzini alla ricerca di buchi; le unghie, il collo, ogni piega o grinza del mio corpo alla ricerca di sporcizia".Quel che ad Alex però interessa più di tutto è il sesso. E dopo un'adolescenza trascorsa chiuso a chiave nel bagno, "a spremersi il pisello nella tazza del gabinetto", Alex vive una storia dietro l'altra, sempre con ragazze non ebree, quasi che penetrando loro potesse anche penetrare l'ambiente sociale: "come se scopando volessi scoprire l'America. Conquistare l'America". Fino alla storia di sesso travolgente e sfrenato con la "Scimmia" e all'epilogo, come ultima spiaggia, in Israele, dove Alex, totalmente incredulo, si accorge di come lì sia tutto ebraico. "Questa è la mia vita, la mia unica vita, e la sto vivendo da protagonista di una barzelletta ebraica".