Fiabe dei Balcani

Fiabe dei Balcani

Queste fiabe "così intense, violente e stralunate", come scrive Antonio Faeti nell'introduzione, costituiscono un mosaico di grande bellezza anche se le tessere "non si collocano entro un disegno rigidamente riconoscibile". Un'Alice contadina, in continua fuga, ha scarabocchiato la mappa dei luoghi in cui questi racconti sono ambientati: ritroviamo malinconici contadini, zar ma anche imam e sceicchi, harem ma anche giovani sultane chiuse in gabbie dorate, vescovi ortodossi, benedizioni cristiane e invocazioni ad Allah. Un'Alice che non va incontro alle "meraviglie" del suo stravagante paese perché qui talvolta ci si imbatte in sfrigolii di carne umana, trabocchetti, sbranamenti e torture fatte con "gioiosa dedizione".L'immaginario di queste bellissime fiabe è tra i più autentici; quasi mai filtrato, raggiunge sempre il "cuore del fantastico". E proprio là dove emerge più apertamente la contrapposizione, dove in maggior misura si incontrano tracce di antagonismi etnici, religiosi, linguistici, rituali, il cuore del fiabesco, sa essere più astuto, più consapevole, più misteriosamente pedagogico: al centro della sfida, proprio dove il contrasto si farebbe lacerante, si colloca il riso che suggerisce un'equa ricomposizione simbolica oppure i fondamenti di un armistizio infinito.
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