Unghia
C'è un equilibrio inesorabile e surreale nelle vicende di Unghia, tra i mali che i personaggi subiscono e quelli che scelgono liberamente di infliggersi. La solitudine scelta per misantropia si rovescia in solitudine imposta dal mondo, la vendetta non deve mai essere risolutiva, al contrario deve prolungarsi nel tempo. E pur di non restare sole, le vittime sono disposte a qualunque compromesso. Ci sono donne che accettano la brutalità banale di uomini rozzi e prevedibili, donne-fantasma che assistono impotenti alle debolezze di ex amanti, donne giovanissime che non possono riconoscere la differenza tra un amico e un pedofilo, tanto grande è il loro bisogno di affetto. E ci sono uomini che bevono per sentirsi meno soli, che scopano (donne vive o morte), che rubano, ragazzini che vagano nella notte fredda sugli autobus di una città anonima e inospitale, per la stessa ragione: sfuggire il mostro che costringe ognuno a fare i conti con se stesso, a non dimenticarsi mai. Le storie di Laura Hird non potrebbero non svolgersi nell'area suburbana che copre gran parte del mondo occidentale. Luoghi senza storia e senza futuro, case dormitorio da cui è meglio traslocare spesso, anche quando non v'è motivo, città senza anime, tenute insieme dalla rete dell'infelicità grottesca. Per le donne e per gli uomini che le abitano non c'è redenzione.