Città di Dio
Cidade de Deus, la Città di Dio. Un nome ambizioso e beneaugurante, per un quartiere di Rio de Janeiro costruito dopo l'alluvione del 1968. Un quartiere che non avrebbe dovuto essere, ma in realtà è, un'altra favela: palazzine, bar, una scuola elementare, un supermercato, un consultorio, qualche negozio e soprattutto molto, troppo degrado. E nel degrado vivono i malandros, bande di adulti, adolescenti e a volte bambini che rapinano, spacciano, uccidono: i protagonisti del romanzo di Paulo Lins. In tre storie, che potrebbero anche essere definite tre atti, o tre canti, l'autore segue la vita di tre banditi, dall'infanzia alla giovinezza, dall'affermazione nel mondo della mala alla fine inevitabilmente violenta. Cabeleira, intelligente e ambizioso ma non spietato, che spera di ripetere le gesta di banditi leggendari delle favelas e si divide fra sogni di gloria e aneliti a una vita familiare serena e onesta; Bené, allegro e gentile come suggerisce il suo nome, il bandito che non vuole uccidere e cerca sempre di riconciliare gli animi, di portare un sorriso nelle giornate sue e dei suoi compagni; Pequeno, piccolo e brutto, violento e crudele quasi per un desiderio di rivalsa sulla natura e la società ingiuste, temibile eppure capace di amicizia e di perdono.E intorno a loro, a colorare un romanzo che sa fondere realismo e momenti lirici, crudezza e commozione, parla o piange, ride o urla un coro di emarginati: bravi ragazzi che non vogliono ma diventano banditi e banditi che vogliono ma non diventano bravi ragazzi, poliziotti non meno corrotti e disonesti dei delinquenti - e i balordi, gli ubriachi, le prostitute, i transessuali, in un corteo di brutti, sporchi e cattivi apparentemente senza speranza. Ma oltre al sangue e alle sparatorie, oltre alle vendette e agli stupri, nella Città di Dio si balla il samba e si sospendono le ostilità per il Carnevale, nascono amicizie che durano oltre la morte, e anche gli aquiloni riescono ancora a volare.
Momentaneamente non ordinabile