Casanova e la malinconia

Casanova e la malinconia

"Casanova dice e non dice addio alla sua terra, e volge indietro lo sguardo frettoloso ai tetti, alle cupole inazzurrate, preso dai fruscii dell'andare non appena la nave va sulla bruna acqua dell'alba. Come se fosse uno Yorick che 'camminando ci penserà', anch'egli parte all'improvviso per un puro eccesso di gioia, e la sensazione stessa del moto lo guida felicemente più in là, nel luogo ignoto che diventerà la sua patria di un giorno o di un momento. 'Nonostante le mie solide basi morali, frutto inevitabile dei divini principi radicati nel mio cuore - confessa, ironicamente sincero - sono stato, durante tutto il corso della mia vita, vittima dei sensi. Mi è sempre piaciuto sviarmi e ho sempre vissuto nell'errore'. E ancora: 'Il lettore riflessivo vedrà in queste memorie che in vita mia non ho mai avuto uno scopo preciso e che perciò l'unico criterio cui mi sono attenuto, se di criterio si può parlare, è stato quello di lasciarmi portare dove mi spinge il vento'".
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