Oggetto quasi
Nell'immaginario di José Saramago gli oggetti si distraggono spesso dalle loro funzioni di oggetti per assumere un'indipendenza pericolosa, come può esserlo la fantasia. Così capita che una penisola possa recidere il proprio legame con il continente per diventare una "zattera di pietra" oppure che una piccola preposizione si inserisca autonomamente in un testo e cambi il corso della storia a partire dall'"assedio di Lisbona".Nei racconti di questo libro - raccolti nel 1978 - l'epidemia di indipendenza si diffonde. In Sedia la protagonista principale è appunto la sedia occupata da una vittima senza nome che cade al rallentatore (ma non è difficile riconoscervi il dittatore portoghese Antònio de Oliveira Salazar, poco eroicamente morto per una caduta dalla sedia su cui riposava). In Embargo il protagonista non è tanto l'impiegato che sta andando a lavorare in auto, ma l'auto stessa, sorta di macchina infernale che si ribella all'embargo sul petrolio voluto dagli arabi e porta alla morte, incollocato al sedile, il padrone-conducente. In Riflusso la cronca della costruzione di un gigantesco cimitero serve per esorcizare la paura di morire di un despota. E un oggetto, un oggetto quasi, è in fondo anche il centauro dell'omonimo racconto, un'anima a cui due corpi e due esperienze della sensibilità non possono dare pace se non nell'istante finale.Nei racconti di Saramago l'elemento fantastico ci restituisce un mondo forse meno funzionale ma senz'altro più corrispondente al vero. Lo si può attraversare come un nuovo territorio.
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