La ratta
"Chiuso. Voi uomini c'eravate una volta. Siete dei fu, il ricordo di una follia... In futuro nient'altro che ratti".E' l'apocalisse prossima ventura così come la vede Gunter Grass, o meglio così come gliela rivela in sogno la Ratta sapiente, simbolo e presagio dell'era post-umana. Un day-after a cui concorrono scorie radioattive, piogge acide, fusti che colano veleni, discariche immense e naturalmente l'incombere della catastrofe termonucleare. A salvarsi dalla distruzione sarà solo il grande popolo dei ratti che prospera sui rifiuti dell'uomo e resiste al disastro ecologico nelle fogne diventate rifugi antiatomici. Una degenerazione universale in cui è coinvolto anche il romanzo come struttura narrativa, una matassa di storie che si rincorrono, si perdono, si ritrovano. E chiamano in causa Oskar, l'eroe del Tamburo di latta, ma anche il Rombo e Hansel e Gretel. "Malgrado tutto, - dice l'autore nell'ultimo dialogo con la ratta, - resta la speranza? Supponiamo che noi uomini esistiamo ancora... ma questa volta vogliamo essere l'uno per l'altro, pacificamente con amore e dolcezza..." "Un bel sogno" risponde la Ratta prima di scomparire.
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