La maga delle spezie
Cannella bruna e calda quanto la pelle per aiutarti a trovare qualcuno che ti prenda per mano. Seme di coriandolo, sferico come la terra, per farti vedere chiaro. Trigonella contro la discordia. Zenzero per il coraggio profondo di chi sa dire di no. Cumino a forma di lacrima, per contrastare ciò che il fato ha scritto per te. E poi peperoncino rosso, la spezia più potente. Con la sua lingua di fuoco, la più bella. Ha un altro nome: pericolo. Quando non esiste altro rimedio. C'è una vecchia signora indiana, in una botteguccia di Oakland. Con le mani nodose sfiora polveri e semi, foglie e bacche alla ricerca del sapore più squisito, o del sortilegio più sottile. Ha forse gli occhi un pò troppo vivi quando guarda negli animi e nel futuro, e l'indole forse un pò troppo veemente per dispensare con distacco le arti del proprio potere. Tilo è una Maga delle Spezie. Quando entra in negozio la moglie di Ahuja, con i lividi in faccia e la morte nel cuore, sceglie un soffio di curcuma per consolare, un grumo di zenzero per cercare una strada. Quando passa Jagjit, con il suo turbante verde pappagallo e le orecchie piene di insulti, sceglie un osso scuro di cannella per vincere i pregiudizi degli altri bambini, chiodi di garofano per risvegliare la compassione. E se Haroun fruga la città di notte, sul suo taxi nuovo di zecca, semi di cumino tagliati con cura per allontanare il pericolo. E polvere di mango per un amore duraturo. Così sfilano in questa bottega, amori e desideri, fatiche e speranze d'immigrati, e le spezie scrutano dagli scaffali con i loro mille minuscoli occhi, ogni gesto della loro signora. Scrutano e aspettano, perché sentono vacillare i suoi poteri sotto l'onda della passione, in quella mancanza di distacco che non lascia vedere chiaro. Di fragranze e di aromi è fatta questa favola. E di isole arcane, pirati, di un amore proibito. Ma soprattutto di una magia che si annida nel più quotidiano, violento dei mondi possibili.