Lettere 1926-1935
L'avvertenza alla prima edizione del 1947 delle "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci, sottolineando il carattere parziale e i criteri di selezione del materiale documentario in base al principio dell'"utilità per il partito": un principio col quale, pur in varie declinazioni, si è trovata a fare culturalmente e politicamente i conti con ogni successiva raccolta (1964, 1965, 1988) dell'epistolario gramsciano. Da quella, come dalle nuove edizioni delle Lettere dal carcere, veniva lasciata per lo più sullo sfondo, quando non addirittura espunta, la figura della cognata Tatiana Schucht. Eppure Tania costituì durante i lunghi anni della detenzione di Gramsci il tramite privilegiato e il punto di mediazione ideale tra l'uomo politico e l'individuo privato, tra il partito, la famiglia e il mondo esterno, proprio nel momento in cui si rivelavano sempre più critici e tormentosi i rapporti con la moglie Giulia. Oggi, proprio l'edizione integrale delle 856 lettere che Gramsci e Tania Schucht si scambiarono tra il 1926 e il 1935 consente di valutare in tutta la sua drammaticità e valenza politica il senso strategico di omissioni ed esclusioni di materiale documentario scarsamente compatibile con l'immagine monumentale che si intese per decenni produrre di Gramsci. Per la complessità dei rapporti tra i due corrispondenti, la delicatezza dei temi toccati e la crucialità degli aspetti che ne emergono in prospettiva storica, le Lettere Gramsci-Schucht costituiscono dunque un documento di eccezionale valore per ogni ulteriore indagine storica e la riconsiderazione complessiva della vicenda politica e umana del grande intellettuale comunista.
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