Tigerhill
E' una notte tranquilla, a Tel Aviv. D'un tratto, un duplice boato squarcia il silenzio: un aereo ha sfondato il muro del suono, e un ordigno sofisticatissimo è esploso in un caffè del centro. Si tratta di una bomba mai vista, capace di disintegrare i corpi umani lasciando intatti i vetri, gli arredi, le pareti. Una bomba con la mira di un tiratore scelto.Non c'è un movente, non c'è un indizio: tre morti assolutamente "casuali", un miagolio, una telefonata inspiegabile. Inizia così, questo thriller anomalo e sottile, da una sconfitta della ragione. Eppure esiste una traccia, per quanto labile e incerta: Hadar, una giovane fotografa, ha sognato qualcosa, e nel suo sogno stanno nascosti tutti i tasselli di questo mistero. Non resta che arrendersi a un'indagine improvvisata, intermittente, cifrata, come lo sono i sogni, i pensieri, i ricordi. E la fantasia.C'è un brillante cronista di nera che cerca di fare onestamente il proprio mestiere, un commissario di lunga esperienza innamorato dei suoi pesci rossi, un ragazzo troppo intelligente per vivere nel mondo degli altri. E c'è uno scrittore - o meglio, Lo Scrittore - che ha in mano tutte le carte e non si stanca di bluffare.A voler ricomporre questo rompicapo, ciò che balza agli occhi è la più amara delle confessioni: la scrittura è il gesto supremo dell'assenza, codardo, complice, correo.E l'assenza, a ben guardare, "è una caratteristica come un'altra, può rappresentare una sorta d'identità". Forse la più profonda, e segreta, della storia e della natura del popolo ebraico.
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