I veri credenti
Protagonisti di questi racconti sono giovani irlandesi, rockettari e ribelli, buffoni e fanatici, punk e poeti, gente che tira la vita con i denti nella speranza di un lavoro, un viaggio a Londra, una birra e un'avemaria bestemmiata. Sono i "veri credenti": la loro particolarità rispetto ai tanti aridi falliti che ci hanno circondato in questi ultimi anni è di avere una dimensione spirituale, un retroterra morboso e devoto al tempo stesso. vanno in cerca di fortuna, ma sanno che la provvidenza batte strade misteriose, che chi cade inginocchiato sotto i colpi della vita è più vicino all'assoluto di chi superbamente marcia a petto in fuori. Ottant'anni dopo la pubblicazione di Gente di Dublino di Joyce, O'Connor ci dà un ritratto divertito e febbrile della gioventù irlandese, ingabbiata tra la smania di prendere il largo, e una cronica nostalgia per il "piccolo mondo" delle certezze domestiche. Gli eroi di O'Connor finiscono per galleggiare in un esilio perpetuo, sono goffi e a disagio, teneramente incapaci di dare una svolta alla propria esistenza. Lo stile è semplice, diretto: è lo stile di chi sa che sempre accade qualcosa, che in ogni essere umano, in un punk come in una beghina, c'è un martirio e una resurrezione.
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