A metà partita

A metà partita

Caratterizzata da uan saldissima fede nella parola, la poesia di Durs Grubein acquisisce forza dal rapporto con gli autori della classicità antica (Giovenale tra altri) e moderna (Brecht, soprattutto il Brecht cinico, che diffida dalle utopie, Benn, Pound, ma anche Poe e e Baudelaire). Su questo sostrato, che fa di Grubein il poeta doctus per eccellenza nel panorama dei giovani scrittori tedeschi, si innesta l'esperienza storica della Rdt, di Dresda ("il relitto barocco sull'Elba"), della svolta dell'89, dell'indifferenza e impoliticità tipica di un day after comune a Est e Ovest. E all'artista che si era ormai lasciato alle spalle anche il dettato freudiano, in questa cornice non resta che agire con gli strumenti di un chirurgo, armarsi di bisturi e raggi x, per studiare e sezionare l'unica cosa che resta al moderno uomo cartesiano: il corpo, e all'interno di questo, il cervello, il pezzo, più evoluto e presentuoso, una "scatola nera" incastrata tra logos e sentimento.
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